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DOMPET

DOMPET

DOMPET THE CONNECTION BETWEEN DOMESTIC VIOLENCE AND PET MALTREATMENT Descrizione e obiettivi L’obiettivo generale del progetto “DOMPET-VIOLENCE: The Connection between Domestic Violence and Pet Maltreatment” è quello di comprendere l’esistenza di tale fenomeno, sia in termini quantitativi che qualitativi, venire a conoscenza della rilevanza del rapporto tra “abuso di animali e violenza domestica”, al fine di sviluppare la consapevolezza necessaria, promuovendo quindi specifiche misure di prevenzione (i c.d. sistemi di “allarme e riconoscimento precoce”) nonché congrue e adeguate azioni legislative per contrastare il fenomeno stesso. Studi e ricerche condotti principalmente negli Stati Uniti, in Australia, in U.K., in Canada e in Nuova Zelanda, hanno già individuato l’esistenza della relazione “pet abuse/domestic violence” con una prospettiva ed una finalità di prevenzione. (Volant, Johnson, Gullone and Coleman, 2008). Metodologia A nostro parere sarebbe interessante e utile poter esaminare ed intervistare (oltre alle donne vittime di violenza domestica) anche gli autori di violenza domestica, i veterinari, i bambini delle scuole, i minori vittime di violenza domestica o che hanno assistito nel loro contesto familiare a violenza interpersonale o a maltrattamenti verso animali. Attraverso lo studio di tutti gli attori coinvolti in questo fenomeno (donne minacciate/maltrattate/abusate dai propri partner, minori vittime di maltrattamenti intrafamiliari, testimoni di violenza domestica, di abusi verso animali domestici, o loro stessi abusanti animali, uomini che hanno commesso atti di violenza domestica interpersonale o maltrattamenti/minacce verso animali domestici, veterinari) sarà possibile avere una stima del fenomeno e del rapporto/relazione esistente tra maltrattamento animale e violenza domestica. Destinatari Donne vittime di violenze, minori vittime di violenze e addetti ai lavori Gruppo di Lavoro Capofila: Associazione LIBRA Onlus CRINVE| Scuola di...
LAVORARE PER VIVERE

LAVORARE PER VIVERE

LAVORARE PER VIVERE Riqualifica professionale dei detenuti come opportunità di reinserimento sociale Descrizione La popolazione detenuta in Italia è cresciuta negli ultimi dieci anni dell’80%, a fronte di spazi e strutture rimasti sostanzialmente invariati e quindi sempre più invivibili. Il generale sovraffollamento, con il conseguente inadeguato rapporto numerico tra il personale penitenziario e i detenuti, unitamente ad aspetti problematici e disumanizzanti come la decadenza delle strutture e, in alcuni casi, l’assenza di spazi di socialità, di aree verdi e di qualunque struttura sportiva, è il risultato della mancanza di priorità data alla vivibilità all’interno dell’istituzione carcere. Attualmente meno del 30% dei detenuti svolge un lavoro al suo interno che consiste per lo più in mansioni di pulizia e preparazione/distribuzione del vitto; inoltre la lontananza dai centri abitati con il carente servizio di mezzi pubblici che caratterizza buona parte delle carceri italiane, ostacola anche quella piccola percentuale di semiliberi che lavorano alle dipendenze di datori di lavoro esterni. Obiettivi L’intervento proposto intende raggiungere le seguenti finalità generali: Favorire il futuro reinserimento sociale di alcune delle persone detenute nella Casa Circondariale di Mantova, attraverso un processo educativo e di formazione, in una condizione umanizzante che consenta loro, tra l’altro, di riappropriarsi degli spazi presenti nell’attuale contesto di vita, orientandole all’investimento del proprio tempo in un’ottica di una progettualità futura che sia rivolta a soddisfare bisogni non più solamente primari ma secondari (Scala dei bisogni di Maslow); Creare e potenziare una rete formale e informale sul territorio che possa tradursi nella possibilità, per il detenuto, di accedere ad un maggior numero di occasioni formative e lavorative che gli consentano un reale reinserimento...